L'ambito di sostenibilità quotidiana di cui parliamo questa settimana è la spesa. Ogni nostro acquisto è in qualche modo un investimento, che genera domanda. Ma siamo proprio sicuri che quando facciamo la spesa i nostri gesti siano degli investimenti ben ponderati e non siano invece delle abitudini automatiche poco riflettute?
Vediamo, in cinque punti, quali sono alcuni modi per rendere più sostenibile la nostra spesa.
#1 Comprare solo ciò che è sulla lista
Come abbiamo già detto parlando del food waste, il miglior modo per minimizzare gli sprechi è comprare quello di cui abbiamo effettivamente bisogno, attenendoci ad una lista preparata sulla base di una specie di menù della settimana (che può essere più o meno strutturato, ma deve esserci!).
#2 Portarsi dietro delle borse/sacchetti riutilizzabili
Se abbiamo già in casa dei sacchetti che abbiamo comprato in passato (tipo quelli dell'Esselunga), possiamo usare quelli, oppure possiamo usare un paio delle 50 borse di tela che tipicamente vagano in ogni casa che si rispetti.
#3 Portarsi dietro anche i sacchetti per frutta e verdura
Ne esistono di riutilizzabili in cotone (in vendita per esempio su Macrolibrarsi), oppure basterebbe conservare quelli di carta che già abbiamo e riportarli ogni volta al supermercato, coprendo le vecchie etichette con quelle nuove. Prima che si distruggano, possono comunque essere utilizzati per un bel numero di spese.
#4 Comprare sfuso
Fare la spesa "alla spina" consente di evitare i packaging di plastica. Esistono dei supermercati apposta in cui è tutto sfuso, come Negozio Leggero, e supermercati in cui c'è solo una parte di sfuso (come NaturaSì o Bio c' Bon), generalmente per semi, legumi e cereali (da NaturaSì si possono anche comprare detersivi sfusi).
Detto ciò, in quasi tutti i supermercati si è comunque confrontati alla scelta tra frutta e verdura preconfezionata piena di plastica (in particolare, i prodotti di quarta gamma come l'insalata in busta) e frutta e verdura sfusa. Facciamo la scelta giusta!
#5 Fare attenzione alla provenienza di ciò che compriamo
Bisogna fare dei compromessi: rinunciare a caffè e cacao perché vengono da lontano probabilmente è chiedere troppo, ma dobbiamo abituarci a controllare da dove vengono i prodotti che acquistiamo e preferire quelli di provenienza più vicina. Ad esempio, c'è una bella differenza tra comprare un avocado che viene dal Messico e comprarne uno che viene dalla Spagna (ancora meglio, Sicilia Avocado vende avocado biologici siciliani!) e spesso capita che siano entrambi in vendita nello stesso negozio.
Se non si ha la possibilità di scegliere l'ingrediente che viene da meno lontano, bisogna essere consapevoli di quello che si sta facendo: non è la fine del mondo comprare delle banane o un avocado, ma non è sostenibile che questi prodotti occupino una parte preponderante della nostra dieta. Non è sostenibile che la nostra colazione quotidiana a gennaio sia composta da banana, mirtilli, fragole, mango e ananas e il nostro pranzo da zucchine e pomodori. Questo non vuol dire che queste cose non si possano mai mangiare; vuol dire semplicemente che dobbiamo essere consapevoli di ciò che le nostre decisioni di acquisto implicano e cercare di rendere questo tipo di scelta un'eccezione e non una regola o un'abitudine quotidiana.
Tutto questo discorso ovviamente vale per chi già riduce il consumo di prodotti animali e derivati, che inquinano molto di più del trasporto di frutta e verdura. Se vi state avvicinando ad un'alimentazione vegetale e l'unico modo per rendervi la transizione facile è mangiare più avocado e banane, non siate troppo severi con voi stessi. E' una questione di priorità!
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